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Partecipazione degli alunni del Liceo Elsa Morante alla Giuria del Premio Elsa Morante

Alle ore 10 del 15 maggio presso l’Auditorium della Rai di Napoli, si è tenuta la cerimonia di premiazione della XXXVIII edizione del Premio Elsa Morante. L’edizione di quest’anno è stata idealmente dedicata a La Storia, il romanzo di Elsa Morante di cui ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione. La giuria del Premio Elsa Morante, presieduta da Dacia Maraini e composta da: Marco Cerbo, Enzo Colimoro, Lino Guanciale, David Morante, Tiuna Notarbartolo, Antonio Parlati, Fiorenza Sarzanini, Teresa Triscari, ha assegnato nove premi per altrettante sezioni: il Premio Elsa Morante per la Narrativa a Silvia Avallone per il romanzo “Cuore nero”, pubblicato dalla Rizzoli; il Premio Elsa Morante Ragazzi - Prosa e Poesia a Gianluca Caporaso per "Il signor conchiglia” (mai più lasceremo le vite dei bambini al mare e alla notte) (Salani); il Premio Elsa Morante Ragazzi – Storia a Giordano Bruno Guerri per "Storia del mondo, dal big bang a oggi" (La Nave di Teseo); Premio Elsa Morante Ragazzi - per il Sociale a Barbara Stefanelli per "Love harder, le ragazze iraniane camminano davanti a noi" (Solferino). Ben tre Premi Elsa Morante Musica, a Fiorella Mannoia, Carlo Di Francesco ed Alfredo Rapetti Mogol, per la canzone “Mariposa”. Il premio Elsa Morante Graphic Novel a Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti ed il Premio Elsa Morante Cinema a Marta Savina per il suo “Primadonna”. Circa mille ragazzi hanno assistito dal vivo all’evento. Molti altri, da vari paesi del mondo, hanno aderito alla rete del Morante grazie al patrocinio del Ministero per gli Affari Esteri.
Le alunne e gli alunni delle classi V G e V A hanno partecipato alla Giuria ragazzi e hanno scelto tra i testi in gara il librro della scrittrice e giornalista Barbara Stefanelli "Love harder, le ragazze iraniane camminano davanti a noi"
 
La recensione del libro della classe V​ sezione G
Love Harder è un libro, che narra, di rabbia, oppressione, sopraffazione, morte. È la storia delle innumerevoli voci femminili iraniane; voci che hanno smesso di tremare, che hanno alzato la voce, nonostante il dispotico governo iraniano, abbia provato a cucire loro le bocche ed anestetizzare le anime. L’Iran, è un paese ove vige una teocrazia; un paese dove i disumani dogmi religiosi - in questo caso islamici - diventano legge dello Stato. La donna, in questo contesto è mero oggetto, strumento, la cui rispettabilità si basa sul grado d’obbedienza ed osservanza non solo a quelle leggi dello Stato - che non riconosce loro alcun diritto - ma anche a quelle dei mariti, dei padri, dei loro carnefici. Barbana Stefanelli, è riuscita con chiarezza espositiva e documentazioni toccanti ad avvertire noi occidentali, di cosa significhi perdere realmente quei diritti fondamentali, per cui le donne si sono battute. È un grido che ci esorta a non dar per scontati, tutti quei diritti, quelle libertà che le donne hanno conquistato tra fine la fine dell’800 e la seconda metà del 900. L’autrice ci ricorda, che sebbene in Iran ed in tanti altri paesi del medioriente, la condizione della donna sia drammatica, anche nei nostri paesi, è a dir poco preoccupante. Basti pensare che in Italia, muore in media una donna a settimana per mano di maschi, per motivi di genere. E ancora, siamo costretti ad udire tutti i giorni, di politici - maschi in particolare - che mettono in discussione il diritto ad abortire, il diritto all’autodeterminazione provando a generare nelle donne un ciclopico senso di colpa. Barbara Stefanelli, usando la condizione delle donne iraniane, prova in realtà a toccare la condizione femminile a livello globale segnata ancora dalla sottomissione dalla subordinazione e e dalla oppressione. Non dobbiamo, come spesso facciamo erroneamente, pensare che la vita delle donne iraniane non ci riguardi, solo perché intravediamo nella loro condizione, qualcosa di troppo “distante” da noi, di lontano e superato. A tal proposito, le parole di Maya Angelou possono aiutarci a far arrivare questo concetto con maggior forza: “Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.”
 
 
 
 
 
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